Se le mie incertezze hanno una madre sì rea, io ne son ben punito, poiché mille volte ne' loro parosismi mi riducono ad invidiare la fastosa fiducia de' miei più volgari colleghi.
Giunse giovedì sera il gentilissimo monsignor Erba, che sabato visitai e ritrovai pieno di bontà e cortesia. Mi aveva la mattina istessa della mia visita inviato il vostro piego col trattatino De humanae mentis erroribus ecc. ch'io mandai subito dal legatore, affinché appuntati in ordine i fogli non fossero sottoposti a confondersi come quelli della Sibilla Cumana. Ieri nelle ore che ho potuto esser mio gli ho tutti, ma festinanti oculo, per la prima volta trascorsi, e li rileggerò con maggior agio, così per rinnovarmi il diletto d'un'utile e piacevole lettura come per ripescare in qualche luogo il vero senso, offuscato dagli sbagli del copista che non son però molti. Vi dirò intanto che l'oggetto del vostro lavoro è grande, utile e pio; che lo stile si risente a meraviglia dell'aurea fluidità del facondo Arpinate che vi siete proposto per antesignano imitandone non l'eleganza solo ma quella felice ancora e seduttrice ridondanza che lo caratterizza e distingue; che avete evidentemente provata l'assurdità di coloro che chiamano contrario alla ragione ciò ch'è maggiore della medesima, attribuendo ad una proposta Verità il difetto dell'angusto intendimento umano, incapace di concepirla; che avete guarnite le vostre asserzioni con quella sacra e profana erudizione ch'era necessaria per sostenerle, non per caricarle di meretrici e stranieri ornamenti.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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Erba Sibilla Cumana Arpinate Verità
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