La contessina Figuerola, a dispetto delle sue infinite faccende, vi servirà esattamente. Ed io prego il caro bassà che si ricordi di tanto in tanto fra le sue qualche volta di me e della rispettosa stima con cui sono in solidum.
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A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
Vienna 24 Novembre 1766.
La vostra esemplare docilità, che ha tutte le circostanze decisive della candida e nuda sincerità, a segno che non mi lascia arbitrio di sospettarne, mi fa argomentare che voi non siate nato poeta. Sarebbe un portento se foste docile e poeta. Voi sapete che il vostro eloquente Arpinate asserisce risolutamente non darsi così misero versificatore che non creda d'essere la delizia delle Muse a preferenza d'ogni altro. Io ne ho fatta replicata e dolorosa esperienza con moltissimi ipocriti ricercatori di panegirici, simulando di sospirar correzioni. Non so sino a quale altezza vi sareste sollevato del Parnaso se la maligna Fortuna avesse obbligato voi, al par di me, a rampicarvici sopra: ma so benissimo che la virtuosa ed amabile docilità, che regna nell'ultima vostra del dì 8 del corrente, è pregio molto più solido e desiderabile che quello d'eccellente poeta, onde me ne congratulo affettuosamente con esso voi. Il vostro trattatino sarà corretto a tenore della lettera corrente e delle altre che me ne avvertiranno, ma non v'inquietate molto, poiché la maggior parte delle correzioni si conoscono senza esserne avvertito, per poco che vi si rifletta sopra.
Compatisco il povero nostro Eminentissimo immerso nel torrente de' tanto inutili quanto inevitabili convenevoli della sua nuova situazione.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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