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      D'esser sepolto sotto le rovine dello scosso e dissipato impero romano? O sommerso dai barbari torrenti che versò il Settentrione sulle infelici nostre contrade? O smarrito e confuso fra i rischi, gli errori, l'ignoranza e le tenebre de' secoli che quindi seguirono? Ma senza andar tanto indietro, ditemi solo se contate come più di voi fortunati quelli da cui nacquero i nostri padri in tempi ne' quali la gelosia, la vendetta, la violenza, il tradimento, armati di veleni, di sicari e di trabocchetti, erano le più luminose virtù degli uomini d'alto affare? Ah, caro fratello, siam noi, non è il mondo che invecchia: e noi rovesciamo sul mondo il nostro proprio difetto. Sempre si è fatto così:
     
      Aetas maiorum pejor avis tulitNos nequiores; mox daturos
      progeniem vitiosiorem,
     
      diceva a' suoi tempi Orazio. "Declina il mondo e peggiorando invecchia", esclama nel Demetrio il mio Fenicio. E due mila e novecento anni almeno prima di noi sotto le mura di Troia il Nestore omerico teneva lo stesso linguaggio. Ma ohimè! senza avvedermene la mia lettera ha degenerato in una cicalata da Dottore di comedia. Non vi spaventate però: voi sapete che in ciò non sono solitus delinquere, onde non v'è da temere ch'io ricada facilmente in somiglianti irregolarità. Addio. Vi abbraccio con l'appendice.
     
     
     
      1563
     
      A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
     
      Vienna 23 Febbraio 1767.
     
      L'ultima vostra che regolarmente mi è pervenuta è del dì 7 del corrente, e spero che i capricci delle stagioni non disordineranno per qualche tempo il nostro commercio.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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