Ho riletto dunque con nuovo e maggior piacere il suo componimento, e dalla nobile e chiara felicità dello stile, non meno che dalla eletta abbondanza de' poetici pensieri del medesimo, ho convincentemente compreso essere V. S. illustrissima antico e benemerito abitator del Parnaso. Me ne congratulo sinceramente seco, e le sono gratissimo dell'obbligante cura di farmi parte d'un così lodevole frutto de' suoi dotti sudori. Mi auguro facoltà onde corrispondere a così distinta e gratuita gentilezza, e pieno di vera e rispettosa stima.
1570
A SCIPIONE SELVI - FIRENZE
Vienna 16 Aprile 1767.
Il mio riverito signor Scipione Selvi mi crede giovane, robusto e disoccupato: ed io per mia sventura sono stantìo, d'incostantissima salute ed aggravato dagli obblighi del mio impiego oltre il valore delle mie spalle: e da questo errore nascono le sue per altro lodevoli premure, delle quali m'incarica, come dal vero ch'io asserisco la mia, che a lui parrà forse pigrizia ed è insufficienza. Ciò che egli mi richiede io non posso eseguirlo come maestro, conoscendo io purtroppo quanto mi manca per assumere degnamente un simile personaggio, e per fare amichevoli accademiche conferenze convien scrivere trattati, e non lettere: lavoro per il quale io non mi trovo né genio, né tempo, né forze sufficienti. Onde in questi pochi momenti, che io defraudo alle mie attuali comandate inevitabili occupazioni, gli rendo grazie della vantaggiosa opinione che mostra di me e degli scritti miei. Mi congratulo seco dei progressi che dal suo trionfo dei Maccabei comprendo già aver egli fatto in Parnaso e glieli auguro così rapidi e distinti come merita quella ardente e lodevole brama di gloria che l'anima e lo riscalda.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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