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      Motus quo res aliqua sua sponte et suopte impulsu movetur aut moveri potest. Ed immediatamente sotto a??t?????t?? qui per se movetur. Onde la vostra actuosa facultas, né l'a sese percita non esprime lucidamente la facoltà di moversi senza impulso esteriore, che è il senso preciso della parola che dee fedelmente esser resa. Actuosus non è che il contrario di ozioso; ed a sese percita è espressione nuvolosa da fuggirsi in materie metafisiche, nelle quali non si è mai chiaro e distinto abbastanza.
      Voi sapete s'io amo e stimo il nostro eminentissimo Piccolomini, e non dubito che voi abbiate i miei medesimi sentimenti a riguardo di lui: ma questi non esigono le vostre affannose ed inutili corse. Io non posso soffrire indifferentemente che voi, conoscendo a tante prove le involontarie distrazioni di cotesto per altro degno ed amabile porporato, ritorniate di nuovo ad esporvi ai disgustosi accidenti che ancorché involontari non lasciano di produrre svantaggi fisici e morali. Siate men prodigo de' vostri sudori e lasciatevi più tosto riconvenire del deserto vadimonio che della troppa rigida esazione delle convenzioni dimenticate. Addio. Non vi parlo delle nostre passate disgrazie né delle escandescenze del Vesuvio. Il soggetto non è dilettevole, né saprei dirvene più di quello che già ne sapete. Comunicate i soliti miei fraterni abbracci alla compagna e credetemi.
     
     
     
      1623
     
      ALLA CONTESSA DI BERTOLD - VIENNA
     
      Di casa li 17 Novembre 1767.
     
      Non è possibile, riverita signor a contessa, ch'io sappia spiegare quale specie di sorpresa ne' giorni addietro fosse quella ch'io provai, quando, tornato di Corte nella mia casa, scopersi l'inestimabile tesoro che si nascondea nella preziosa tabacchiera di cui piacque onorarmi di propria mano la nostra adorabile augusta padrona: già senza così grande scoperta il ricco, elegante ed in ogni sua circostanza graziosissimo dono, condito di quelle benigne clementissime espressioni delle quali, fuorché l'inimitabile nostra sovrana, non ha mai saputo fin'ora né saprà mai così degnamente valersi alcun altro suo pari, mi avean giustamente ripieno di confusione e di contento.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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