Un beneficio così segnalato esige indispensabilmente da me il contraccambio almeno di gratitudine di cui sono capace: cioè il conoscerlo e confessarlo.
So benissimo quanto Vostra Eccellenza abbia protestato che il peso di cui si trova incaricato sarebbe superiore alle sue forze, e che può forse essere ch'ella lo creda; ma non già io, che bene all'opposto (se mai le venisse in capriccio di ballar sulla corda) credo, Dio mel perdoni, che le riuscirebbe a meraviglia. Cotesti son sintomi d'una certa filosofia che in lei ha di molto prevenuto l'età, e che per vantaggio della società io dovrei validamente combattere. Ma me ne astengo perché, trovandomi nella medesima setta, il farei con poca efficacia.
Il buon vecchio N. N., con quella facondia della quale ebbe ella un sufficiente saggio in casa mia, mi scongiura di ricordarle il suo rispetto. Come negarlo? Non mi metta nel catalogo de' suoi seccatori; in primo luogo questa lettera è una replica, e non esige risposta: e merita poi qualche riguardo quel violento laconismo nel quale restringo le proteste del riverente affettuoso invariabile ossequio con cui sono di Vostra Eccellenza.
1641
A BARTOLOMEO BENINCASA - MODENA
Vienna 27 Gennaio 1768.
Se voi, mio caro signor Benincasa, foste un Lappone o un Troglodita, vi compatirei d'aver concepita di me una di quelle fantastiche idee che forma, ingrandisce e colora la lontananza; ma avendomi voi potuto a vostro bell'agio esaminar da vicino e pesar sino all'ultimo scrupolo tutte le mie facoltà, non intendo dove abbiate fondato il supposto che sia in me secondata dal favore della fortuna l'inclinazione, anzi l'obbligo d'esser utile agli altri, e specialmente alle persone di merito come voi siete.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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