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      Or che voi mi parlate più chiaro, abbandonerò le cifre ancor io. Voi mi conoscete abbastanza per sapere ch'io non sono insensibile ai pubblici segni di approvazione, ma che le mire troppo ambiziose non sono mai state il mio vizio dominante. Se i poetici allori capitolini avessero oggidì quel valore che avevano all'età del panegirista di madonna Laura supererebbero i voti della mia vanità: ma ridotti al prezzo corrente non hanno allettamento che giunga a sedurre la dovuta mia moderazione. I segni d'onore invecchiano come i titoli. Quel messere o magnifico, che onorava alcuni secoli fa gli illustri capi delle repubbliche, offenderebbe oggidì un aiutante di camera. Della vecchiaia di cotesta nostra corona romana abbiam noi a' giorni nostri una prova incontrastabile. Il cavaliere Perfetti senese, poeta poco più che mediocre all'improvviso e di gran lunga meno al tavolino, la ricevé solennemente in Campidoglio l'anno XXV o XXVI del corrente secolo. Ma v'è ancor di peggio. Di qua dai monti cotesti lauri poetici sono oggetto di scherno. In un autor francese compilatore della vita del Tasso è trattata come funzione ridicola quella che si preparava negli ultimi dì della sua vita per coronarlo. Non sono ancor due anni che ha cessato di vivere in Vienna un libraio che serviva di precone agl'incanti dei libri, e che col merito di alcuni versacci latini, che andava di quando in quando schiccherando, avea ottenuto la laurea poetica, né trascurava mai di munire tutto ciò che stampava col titolo di poeta laureato.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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