1722
A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
Vienna 14 Novembre 1768.
Da quale nascondiglio avete scavato quel povero mio sonettino scritto da me nella prima mia adolescenza, ch'io non avea stimato né pure degno d'un picciol luogo nella mia memoria, e che si risente della gioventù dell'autore non meno che della tirannia delle rime obbligate? Ed avendolo trovato, perché farne pubblica mostra? O che Dio vel perdoni! Eccovelo corretto, per quanto esso è suscettibile di correzione.
Paride in giudicar quella che insorseNota contesa infra le Dee maggiori,
S'abbagliò di Ciprigna ai bei splendori,
E dal suo labbro il frigio incendio scorse.
Ma del trono d'Assiria allor che sorseLa gran moglie di Nino ai primi onori,
Con tal senno alternò l'armi e gli amori,
Che all'Asia di stupor materia porse.
No, non han solo in due leggiadre stelleTutte le donne il pregio lor racchiuso,
Né l'unico lor vanto è l'esser belle.
Ché vide il Termodonte a maggior usoTroncar Pentesilea la mamma imbelle
Ed in asta cangiar la rocca e il fuso.
Giudice insorse. La parola insorse era posta in un senso violento di cui non mi ricordo esempio.
E dal suo labbro il frigio incendio scorse.
La parola scorse nella risposta deriva dal verbo scorrere, e nella proposta dal verbo scorgere. Ma questo giuoco di mano non mi dispiace. Il fatto si è che la metafora pare ardita, e pure in sostanza non l'è, perché il suo senso è questo: "e gli uscì di bocca quella sentenza che produsse poi l'incendio di Troia". Il prendere la cagione per l'effetto, o questo per quella, è scambio familiare ai più illustri poeti: nulladimeno l'avrei cambiata, se la schiavitù della mia rima non fosse scusa sufficiente.
| |
Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
|
|
Novembre Dio Dee Ciprigna Assiria Nino Asia Termodonte Pentesilea Troia
|