Con mano che trattò l'armi e gli amori.
Questa espressione potrebbe presentare alla fantasia immagini poco modeste, se qualche bell'ingegno volesse spiegarla comicamente.
Io spero che non avrete data copia del sonetto; ma se siete stato così dolce, procurate di dare ancora la correzione. Addio. Questa risponde alla vostra del 29 ottobre. Vi abbraccio con l'appendice e sono il vostro.
1723
A GIUSEPPE ROVATTI - MODENA
Vienna 13 Novembre 1768.
È verissimo, mio caro signor Rovatti, che otto mesi sono una lunga dilazione per la risposta di due lettere, ma è costante altresì che 436 pagine manoscritte e di materie scientifiche che trascorrono per tutti i più riposti nascondigli celestium, terrestrium et infernorum non sono una lettura da farsi a guisa di quella delle gazzette, ma un lungo bensì e laborioso studio, che esige tempo, salute, genio e risoluzione. L'amore e la stima ch'io ho veramente per voi mi hanno indotto ad intraprenderlo, ma per le lunghe parentesi alle quali mi hanno obbligato e le ineguaglianze della mia capricciosa salute ed il numero delle crescenti mie corrispondenze, alle quali non posso né bastare né sottrarmi, mi manca ancora un buon terzo dell'incominciata carriera, né saprei dirvi quando mi riuscirà di compirla. Ma posso ben dirvi ch'io ho ammirato tremando l'eccesso della vostra indefessa studiosa applicazione, la quale senza miracolo non può mancar di distruggere affatto una macchinetta di temperamento delicato e così minacciata come è la vostra. Se aveste una costituzione atletica ne fareste ancora abuso reprensibile facendo ciò che voi fate: or pensate quanto sia commendabile in quella che voi stesso deplorate, descrivendola, una così disprezzante trascuranza della vostra esistenza, della custodia della quale siete debitore a Dio, ai genitori, agli amici ed a voi medesimo.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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Novembre Rovatti Dio
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