Difetti forse che non mi fanno riguardar con piacere gli effetti che va producendo la moderna regnante filosofia.
Non mi condannate, dilettissimo mio padre maestro, se non vi ho notificata la magnifica ricompensa che ha ottenuta dal re di Spagna un mio tenuo poetico lavoro. Noialtri poveri abitatori di Parnaso siam così soggetti alla vanità ch'io sto sempre in guardia contro di lei, e temo sempre di rappresentar fra poeti la parte del plautino Pirgopolinice. Onde o non mi condannate, o se volete condannarmi condannatemi di scrupoloso ma non di disattento e d'ingrato. Addio, mio caro padre maestro. Conservatevi, continuate ad amarmi e crediate ch'io sono veracemente.
1725
A VINCENZO CAMILLO ALBERTI - BOLOGNA
Vienna 27 Novembre 1768.
La gratuita sua affettuosa propensione verso di me, non meno espressa nel vostro sciolto familiare idioma che in quello del Parnaso, merita e riscuote tutto il dovuto contraccambio della mia; e dacché nelle mie circostanze non è facile che mi si offra l'opportunità di darle alcun solido pegno della mia amicizia, in una confidente richiesta eccogliene almeno intanto una prova.
Una gentilissima giovane bolognese per nome Giacinta Betti, distinta dilettante di musica (per quanto ella stessa asserisce), mi ha onorato di diverse sue obbligantissime lettere, alle quali, come era mio debito, ho sempre esattamente risposto; ma senza saper mai chi fosse la mia corrispondente. Se volesse Vostra Signoria erudire la mia ignoranza sulla qualità e le circostanze personali di codesta cortese signora (senza che né ad essa né ad altri sia nota la mia curiosità), si aggiungerà un valido motivo ai tanti atti per cui sono.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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