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      Ciò per altro non iscarica voi: sempre è un tratto da mostro marino il ridurre un gemello a dover, per consolarsi, ricorrere alle conghietture. Ringraziate il Cielo che in questi giorni di penitenza io mi ricordo da buon cristiano che convien raffrenar l'irascibile, altrimenti non l'accomodereste così a buon mercato: ma pensate a star bene se non volete ch'io torni da capo.
      Se potessimo a quest'ora o io dubitar della vostra, o voi della mia sincerità, saremmo indegni di perdono. Nell'amoroso invito che mi faceste io non ho veduto altro che l'efficacia della tenera vostra amicizia: e voi sareste ingiusto ed ingrato se, oltre quella ch'io vi ho candidamente esposta, attribuiste mai alcun'altra misteriosa cagione alla mia involontaria renitenza. Onde né voi avete punto occasione di pentirvi dell'estro amichevole che tanto mi ha obbligato, né io d'arrossire d'alcuna al nostro gemellismo ingiuriosa renitenza. Sicché senza andarvi più arzigogolando sopra lasciatemi godere in pace il piacer che ho provato e che provo nell'aver conosciuto dalla vostra offerta come io sto nel vostro bel cuore.
      Invidio madama Bianchi e monsieur Losier, che hanno veduto e abbracciato il mio gemello. Oh potessi farlo ancor io! Benché io non veda apparenza, non so ridurmi a dispensarlo. Continuate intanto ad amarmi, sicuro ch'io sarò sempre, a dispetto di qualunque vicenda, il vostro fedelissimo.
     
     
     
      1763
     
      A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
     
      Vienna 6 Marzo 1769.
     
      Se io non avea preveduta per l'appunto la causa movente (che mi accennate nella vostra del 18 dello scorso febbraio) dello strano abbandono che voi faceste in sul più bello della rappresentazione dei mio Demetrio, avete potuto accorgervi dal mio allegato apoftegma napolitano ch'io non m'era molto dilungato dal segno.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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