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      Ma il vostro carattere mi difende da questo timore: onde parliam del soggetto.
      Questo, come voi ottimamente pensate, dee assolutamente risentirsi della vostra professione; ma il Ciel vi guardi di far un poema didascalico; con una tale pedantesca materia diverrebbe noioso Virgilio: convien bene che vi siano dei tratti che palesino la perizia dello scrittore, ma questo non convien mai che assuma l'importuna qualità di maestro. Qualche particolare evoluzione, maneggio d'armi, scelta di sito, fortificazione, assalto, ritirata o stratagemma lucidamente descritto per occasione e necessità del principal racconto, potrà far bastantemente conoscere la scienza militare del poeta narratore. Una delle illustri vittorie del principe Eugenio (purché non sia quella di Belgrado, che farebbe pensare i lettori alle nostre più recenti vergogne) mi piacerebbe assaissimo, come, per cagion d'esempio, quella di Zenta. Ma questa approverei che fosse favoleggiata, per evitar la supina semplicità d'un secco racconto e non restringere ad un solo limitato oggetto la fantasia dell'autore; intendendo per altro che il favoleggiamento non alterasse punto l'istorica verità. E come fareste voi, mi direte, ad accozzar la favola e la verità? Mi varrei dell'invenzione nella cornice e della verità nel quadro. Ma in qual guisa? Oh, caro signor Cosimelli, per inventare convien pensare, e nel tempo che si scrive una lettera non vi è spazio per le meditazioni. Pure, per farvi vedere che non è l'impresa malagevole quanto la quadratura del circolo, eccovi dove così alla disperata mi appiglierei, se fossi costretto senza altro indugio ad incominciare in questo istante il mio poema.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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