Io mi fingerei, per cagion d'esempio, o alla caccia, o in viaggio, ne' contorni del sito in cui è succeduta l'azione che mi fossi proposto di raccontare. Assalito e sorpreso o da una truppa di malandrini, o da un temporalaccio diabolico, o dall'uno e l'altro insieme, nel cercar ricovero o nel perseguitar gli assalitori mi inoltrerei inavvedutamente in un foltissimo bosco, dove, perduti i compagni, sarei colto da una oscurissima notte senza saper dov'io mi fossi. Mentre io dispero un asilo, un languido lontano lumicino o il latrato di qualche cane m'avvertirebbe di alcun vicino abitante: condotto dai suddetti segni giungerei ad un selvaggio tugurio, nel quale sarei cortesemente accolto da un vecchio ufficioso villano. La strana mistura che osserverei nel rustico ma ordinato soggiorno di marziali e pastorali strumenti mi spingerebbe a chiederne la cagione, e mi sarebbe risposto che degli ultimi faceva uso presentemente e de' primi l'aveva fatto nella sua gioventù, essendo egli un gentiluomo, tanto una volta vago del mestiere dell'armi quanto ora di questa innocente e tranquilla vita che già da molti anni menava. Dimandato in qual contorno io fossi, mi sarebbe detto da lui non esser lontano il sito dove riportò il principe Eugenio la tale o tal altra celebre vittoria, nella quale era stato ancor egli impiegato militando allora sotto il comando di così gran capitano. Or vedete come io sarei già provveduto d'un personaggio che potrebbe condurmi per tutto e di tutto minutamente istruirmi; anzi (se il poema crescesse di mole e dovesse dividersi in piccioli canti) potrebbe fornirmi occasioni per poetici episodi, con le descrizioni delle rustiche sue cordiali mense, di alcuna sua villereccia occupazione, coi prudenti di lui morali ragionamenti sulla filosofica tranquillità della vita da lui eletta, e con mille altri ridenti oggetti favoriti della poesia.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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Eugenio
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