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      1784
     
      A DOMENICO DIODATI - NAPOLI
     
      Vienna 29 Maggio 1769.
     
      Le torbide circostanze de' tempi, che V. S. illustrissima giustamente deplora nell'obbligantissimo suo foglio del 25 aprile, temo purtroppo, mio caro signor Diodati, che defraudino l'aureo suo libro della attenzione, ad esso dovuta, della sovrana delle Russie, ed a me fatta spontaneamente sperare da questo signor principe Gallixin. Il trovarsi esso così spesso col signor conte di Canale e non parlargliene mai, è un sintomo che non mi suggerisce a prognostici ch'io vorrei: anzi mi richiama alla memoria la bellissima orazione dell'immortale mio maestro Pro Romanis legibus ad magnum Moschorum regem, che, se mal non mi ricordo, incontrò quella sorte appunto che viene a noi presentemente minacciata. Il peggio si è che il sistema del Gabinetto di Petersburg è il più misterioso di quanti se ne conoscono: a tal segno che i ministri medesimi di là mandati alle Corti straniere, quando han proposto un affare, se l'oracolo tace si astengono, come da capital delitto, dal dimandar spiegazione del suo silenzio. Con tutto ciò io non mi do ancora per vinto: lascerò correre qualche altra settimana, e poi tenterò di nuovo il guado in persona, per procurar d'uscire almeno di questo disaggradevole stato di sospensione.
      Oh Dio, dunque il veneratissimo mio signor don Giacomo Martorelli è nato per farmi arrossire. Che direbbe il povero Omero, se dopo aver sostenute così giustamente sul Parnaso per più di ventisei secoli le veci d'Apollo, potesse veder ora accompagnata l'immagine sua con quella del meno considerabile fra tutti gl'infiniti suoi adoratori e discepoli?


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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