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      In quegli accessi di furore ne' quali impazzano i poeti a segno di non conoscer sé stessi, io l'assicuro che non son mai giunto sino alla deplorabile temerità d'aspirare a tal luogo. Ma questa verità sarà creduta da tutti? Ah, mio caro signor Diodati, la modestia de' poeti è in troppo antico e universale discredito. L'assioma di Cicerone che non vi sia così misero poeta che non creda d'essere il più eccellente, non era nuovo quando ei lo scrisse, ed a' giorni nostri è passato in cosa giudicata. È ben difficile il prendere un partito nel caso mio. S'io trascuro d'esprimere la mia dovuta riconoscenza verso un uomo di così alto merito, il quale per soprabbondanza d'amore giunge a mettere in rischio lo stabilito credito de' suoi rispettati giudizi, io sono il più ingrato di tutti i viventi; e se io, secondando i moti del core, mi diffondo in affettuosi rendimenti di grazie, serviran questi d'argomenti a' malevoli della folle mia compiacenza in così enorme usurpazione. Onde in questo conflitto di mortificazione e di gratitudine io non so far altro che andare da me ripetendo "Oh, che Dio gliel perdoni". Dall'esposte disposizioni dell'animo mio raccoglierà V. S. illustrissima quali debbano essere verso quei troppo parziali amici, che invece d'avvertirmi in tempo di così inaspettato pensiero ond'io potessi adoprarmi ad impedirne con le mie preghiere l'esecuzione, non sol me l'hanno taciuto, ma l'han secondato e promosso.
      L'avvocato mio fratello, non meno ammiratore della scelta dottrina di V. S. illustrissima che della sua gentilezza, mi comunica in quest'ordinario le commissioni che ha da lei ricevute, e desidera che la fortuna secondi la sua impazienza d'ubbidirla; ma per lunga esperienza la provincia è più dura di quel che pare.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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