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      L'invidio tutto, ma particolarmente quei due versi impareggiabili:
     
      Teco hai tu il cor della difficil Roma,
      quel cor ch'ebbero appena Augusto e Tito.
     
      Congratulatevene col valoroso autore, ed assicuratelo che non solo io gli rendo, ma gli faccio render giustizia da quanti ne son capaci sotto questo nostro meridiano. La cantata ha il dovuto carattere pastorale confacente al Nume al quale è consegnata, e non merita il vostro disprezzo né ha bisogno delle vostre scuse: anzi la serenità e la vaghezza che in essa regna mi scema la rincrescevole idea de' vostri incomodi, che per altro vorrei ormai pienamente debellati. Ve l'auguro col più sincero dell'animo, ed in fretta mi dico.
     
     
     
      1789
     
      A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
     
      Vienna 12 Giugno 1769.
     
      Mi avrebbe sommamente afflitto il carattere punico etrusco dell'ultima vostra lettera del 27 maggio, anche meno intelligibile del solito, se nelle vostre antecedenti non mi aveste assicurato ciò non procedere da difetto della macchina, ma da cattivo abito contratto dallo scriver molto ed in fretta. Compatisco voi, e merito che voi me ne rendiate il contraccambio adattandovi al possibile alla mia inabilità, almeno per le poche righe ch'io pretendo da voi nel nostro commercio ebdomadario. Ammiro l'erudizione del vostro sentimento pro veritate, e non ammiro meno che il vostro zelo per la verità non vi abbia scoperto nel lavoro del signor Diodati se non se quello che vi è paruto riprensibile, senza farvi riflettere al minimo passo che abbia potuto almeno per umanità meritare la vostra approvazione.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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