Può essere che i vostri argomenti sien più solidi dei suoi, ma io non son uomo da giudicarne, e se lo fossi abborrisco le contese pedantesche, alle quali per temperamento, per mestiere e per istituzione non sono agguerrito: ma so ben che fra' critici non v'è paradosso che non possa sostenersi con applauso, purché abbondino le citazioni che sogliono (per lo più) servir loro invece di raziocinio; onde non dubito che si troverebbero facilmente soluzioni alle vostre difficoltà, anzi me ne sono occorse leggendo: ma io, come già vi ho detto, non son nato per la polemica. La sentenza poi assoluta e definitiva "che l'opera di cui si tratta sia intieramente o nella massima parte del Martorelli e non del Diodati" mi è paruta veramente poco caritatevole e molto frettolosa. Le ragioni della decisione sono la gioventù dell'autore e l'essere stato discepolo del Martorelli, verità che, stampate ed osservate da lui medesimo, voi insignite del nome di Aneddoti: e vi bastano per dichiararlo impostore. Tutto ciò ch'io ho scritto vivente il mio maestro, poteva, secondo questo umano metodo di giudicare, essere a lui attribuito. Credo che per dubitare della fede e dell'onestà dei nostri simili (se pure sussiste il quod tibi non vis alteri ne feceris) bisogni altra specie di prove. Or pensate quali debbano essere per condannar definitivamente come voi fate.
Il signor Martorelli, che per ragione della sua e della mia età potrei aver ben conosciuto, non mi è noto di persona, ma da quanti Napoletani son qui e da tutti gli altri che ne han d'Italia scritto o stampato, è concordemente nominato il dottissimo Martorelli: qualità per altro che non sempre contradice alla graduazione d'entusiasta della quale voi l'onorate: poiché appunto il vostro Harduino, dotto sino all'ultimo segno prescritto all'umanità, era nel tempo medesimo hominum pa?ad?
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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