Onde la povera sovrana, altronde già eccessivamente occupata, vedendosi senza intermissione ogni giorno più assediata ed oppressa da' tributi poetici, ha finalmente esclamato: "Io sono gratissima a tanta parzialità, ma per amor del Cielo non mi presentate più poesie". Dopo un divieto così positivo s'immagini se vi possa esser fra noi chi ardisca avventurarsi a violarlo. Ciò non ostante l'ingegnosa amicizia mi ha suggerito un innocente stratagemma che, secondato dalla fortuna, potrebbe senza lesione dell'ubbidienza procurarne in qualche maniera l'intento. De' quattro esemplari della Reggia di Nettuno, de' quali è piaciuto a V. S. illustrissima di farmi dono, ho per me ritenuto un solo, e distribuiti gli altri nell'augusta famiglia, cioè alla serenissima maggiore arciduchessa Marianna ed agli arciduchi Ferdinando e Massimiliano. Nelle frequenti visite che l'imperatrice regina suol fare a' suoi figliuoli non è impossibile ch'ella vegga e dimandi conto del nuovo libretto, e che, rallentando con la sua interrogazione il freno al rispetto, li autorizzi a parlargliene. Se l'artificio non sarà fortunato, varrà almeno appresso di lei per argomento della mia premura.
Da ciò che V. S. illustrissima asserisce e dal carattere del suo stile io son purtroppo convinto d'aver gran parte di colpa nell'eccessiva passione che la trasporta violentemente in Parnaso e le rende intollerabile qualunque altro cammino. Ah, mio caro signor abate, non mi lasci il rimorso d'aver cooperato involontariamente alla sua infelicità. Non si danno, è vero, più deliziose, più ridenti, più amene contrade di quella del Parnaso per chi favorito (come ella è) dalle Muse può a suo talento passeggiarvi a diporto, ma il Ciel la guardi, dilettissimo mio signor abate, di stabilirvi il suo perpetuo domicilio.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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