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      Ne troverà sterile ed ingrato il terreno, infeconde tutte le piante, pericolosi i concittadini; e dopo aver corsi mille rischi e sparsi inutilmente i suoi sudori, non si vedrà finalmente al fianco che la miseria ed il pentimento. Le parla in questa guisa un uomo che ha corsa e terminata ormai questa carriera, e con fortuna molto superiore al suo merito; ma non però tale che lo sciolga dall'obbligo d'avvertire i suoi simili di non ingolfarsi in un mare infame per tanti naufragi. Non pretendo io già ch'ella faccia inimicizia con le Muse: io troppo ci perderei, essendomi esse mallevadrici dell'amor suo, ma vorrei ch'ella si fissasse in mente questa conosciuta incontrastabile verità che son le Muse tanto pestifere mogli, quanto adorabili amiche. Dalla mia premura per la sua prosperità spero ch'ella comprenderà e la giusta stima ed il sincero contraccambio d'affetto col quale io sono.
     
      P. S. Oh quanto, mio caro signor abate, son lontane dal vero le ridenti e lusinghiere idee che l'amor de la poesia le va dipingendo nella mente! Ella si figura che questo genial mestiere produca a chi lo professa fama, onori, comodi e tranquillità. Cotesta fama o non si ottiene, o è tardissima e sempre contrastata, e vi si naviga eternamente fra l'invidia e il disprezzo. Il cammino della poesia non ha mai condotto ad alcun grado d'onore, anzi è un ostacolo insuperabile a sperarne. Quell'infelice condannato dalla maligna sua sorte all'infame mestiere di birro, spera divenir un giorno caporale, capitano o bargello: il poeta (sia pure Omero), privo dell'unico sollievo de' poveri viventi, che è la speranza, sa che dopo aver sudato tutta la vita, ei non morrà che poeta.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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