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      Creda per altro che, così fallito debitore quale io mi sono, non cedo a veruno di sincerità e di costanza rispetto alla grata ed affettuosa stima con la quale non cesserò mai d'essere.
     
     
     
      1793
     
      A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
     
      Vienna 26 Giugno 1769.
     
      Sull'esempio delle mie due antecedenti, voi temerete probabilmente in questa la terza seccatura di qualche commissione informativa: rassicuratevi: non ho alcuna curiosità e non vi scrivo oggi che per pagare il debito d'una risposta alla vostra del 9 del corrente. Vi trovo in essa pieno di ridenti speranze riguardo al governo savio ed utile che vi promettete dal nuovo applaudito Pontefice.
      Io convengo perfettamente con voi intorno alle commendabili qualità della sua mente e del suo cuore, ed a tal segno che, s'io fossi stato del numero de' purpurei padri elettori, avrei creduto debito di coscienza il cooperar col mio voto alla sua esaltazione. Ma tutto ciò non basta perch'io sappia lusingarmi d'un felice avvenire: i gravi e diversi affari sui quali sarà egli obbligato a prender deliberazioni, a me paiono di tal natura che, per qualunque cammino si tenga, sempre conducano ad evidente rovina: onde, per non disperare affatto, rinuncio al mio raziocinio e confido che quella medesima eterna Providenza, che ha voluto collocarlo in così pericolosa elevazione, scoprirà a lui quelle vie di salute che sono imperscrutabili a noi. Addio. I miei familiari assalti ipocondriai, il tumulto delle allegrezze nuzziali e la mia trionfante pigrizia non mi permettono d'esser più lungo, onde vi abbraccio de more simul et in solidum con la sirocchia e sono.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





Giugno Pontefice Providenza