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      Tutto, signor: le ceneri degli avi,
      Le sacre leggi, i tutelari numi,
      La favella, i costumi,
      Il sudor che mi costa,
      Lo splendor che ne trassi,
      L'aria, i tronchi, il terren, le mura, i sassi.
     
      Oh quanto mai vi son grato del prezioso dono che vi siete compiaciuto di farmi dell'Etruria omerica del dottissimo signor abate Passeri! Io me ne sono innamorato. La pellegrina sua erudizione, l'ordine lucidissimo, la venustà dello stile, e la candida giustizia ch'egli rende al vostro distinto merito, fanno un amplissimo elogio del profondo sapere, della mente chiarissima e del bel cuore dell'insigne scrittore. Auguro alla nostra Italia felici imitatori di così luminosi esemplari. Dopo il magistrale giudizio dell'illustre Jacopo Facciolati, al quale mi fo gloria di sottoscrivere, non mi resta che aggiungere per esaltar degnamente la compiutissima vostra orazione augurale. Voi avete in essa portentosamente dilatati, o per dir meglio scoperti, i non cogniti a tutti rimotissimi confini della greca dottrina. Senza uscir mai da' medesimi, condotto da voi per mano, io ho trascorse tutte le colte regioni della terra, tutti i secoli illuminati, tutte le origini ed i progressi delle scienze, delle belle arti e di quanto somministra all'umanità ragionevoli motivi d'insuperbirsi. Che ardente, che vigorosa eloquenza! Disfido il più agghiacciato Lappone a potervi leggere senza riscaldarsi. Io ne sono invaso in questo momento a tal segno, che detesto la mia sorte per non avermi permesso d'impiegare tutti i momenti della mia vita in cotesti studi a voi cari; che sento più vivamente il peso degli obblighi miei verso l'immortal mio maestro per aver egli incominciata la mia instituzione dalla esposizione dell'Iliade, e per avermi obbligato ancor fanciullo a trasportarne in verso italiano una buona parte.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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