Onde la vostra cura avrebbe più apparenza d'amor proprio che di condescendenza per la pubblica curiosità. Rispetto poi all'idea di stampar le mie lettere a lui scritte, scacciatela, mio caro signor Rovatti, come una peccaminosa tentazione del demonio. Voi non potreste farmi dispiacere più sensibile. Lettere confidenti, scritte senza la minima riflessione, per lo più non rilette e piene di sensi de' quali l'intelligenza dipende dalla notizia di cose solo sapute dai corrispondenti, come mai presentarle al pubblico? Oh che Dio vi perdoni un così strano pensiero! Addio; già questa lettera comincia ad esser troppo lunga per la mia testa, alla quale il freddo presente e la minima fissazione risveglia uno stiramento di nervi che mi fa rinnegar l'inventore della scrittura: continuate ad amarmi e non fate mai il sacrilegio di dubitare un istante della tenera corrispondenza del vostro.
1834
ALLA SIGNORA N. N. - BOLOGNA
Vienna 25 Gennaio 1770.
L'obbliganti espressioni della gentilissima signora N. N., la patria che ho seco comune, l'onorata memoria del marchese Teodoli, ed il dovere di tutti i viventi di porgersi la mano a vicenda esigerebbero che siccome io prendo parte con l'animo nelle di lei disavventure, così m'impiegassi con l'opera a sollevarnela. Ma di qual opera mia posso io lusingarmi di raccoglier frutto che giovi? L'affare è più spinoso di quello ch'ella crede: si tratta di derogare alle leggi d'un paese gelosissimo di conservarle, o di calmare un zio eccessivamente irritato, che ha continue occasioni che gli procurano l'accesso alla Corte, che ha somma intrinsichezza con le persone che circondano i sovrani ed aperte le vie di prevenirli così a suo favore.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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Rovatti Dio Gennaio Teodoli Corte
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