Quindi ieri per non consumare il tempo nella lunga inchiesta d'un benevolo intercessore, m'insinuai io stesso a questo tanto umano quanto probo e potente ministro: ed ebbi (per non ordinaria ventura) tutto l'agio necessario a descrivergli lungamente il merito, la dottrina, l'abilità, il credito ed i costumi del nostro candidato; e ne partii con evidenti motivi d'averlo lasciato favorevolmente disposto. Per evitare i rimorsi, non già perch'io attribuisca alcun valore agli uffici miei, non trascurerò alcuno che possa parermi giovevole; né si meravigli s'io le parlo tanto de' ministri e così poco della Corte: questa non dee essere certamente trascurata; ma sappia intanto che i sovrani non sogliono né possono ragionevolmente decidere di questi affari che sulle relazioni che ne fa loro il ministro al quale sono assegnati: e che, se taluno s'avvisa di declinar questa via, corre gran rischio di perdersi. Il sonetto che a lei è piaciuto comunicarmi, con la nobile elevazione e robustezza del suo stilemi ha pienamente convinto che le gravi sue coniugali e materne cure non han potuto giungere a defraudarla del dichiarato favor delle Muse. L'ho fatto elegantemente trascrivere, e sotto scorta sicura l'ho subito incamminato verso le cime del nostro Olimpo.
Mi auguro che la candida confessione del poco ch'io vaglio non mi scemi l'invidiabile sua parzialità: ma in me non si scemerà certamente per qualunque evento giammai quel sommo pregio in cui dee essere da me giustamente tenuta una sua pari: di cui mi recherò sempre a particolare onore il professarmi.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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Corte Muse Olimpo
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