Ma vi è ben di peggio; io ignoro ancora se questo nume, tanto adorato per tutto, abbia mai avuto in qualche luogo un proprio suo tempio. In Roma non mi sovviene di aver mai letto né inteso ch'egli n'avesse; e parmi che il nostro Nardini, il più diligente investigatore ed illustratore d'ogni minimo antico sasso di Roma, non ne abbia fatto parola. Potrebbe sospettarsi che ve ne fosse stato uno in Grecia nella città di Tespia, asserendo Pausania in Bœoticis che colà era Cupido adorato con ispeciale venerazione, ma non fa egli menzione d'alcun sagro edifizio ivi a lui consacrato, né dove fosse collocato quel celebre marmoreo simulacro d'Amore, opera ammirabile di Prassitele, che Caio fece da Tespia trasportare a Roma, Claudio rimandò in Grecia, e che a Roma finalmente, ricondotto di nuovo per ordine di Nerone, vi perì poi tra le fiamme. Forse da alcuno degl'istorici, che parlano delle azioni di codesti Cesari, potrebbe ricavarsi dove ei fosse stato alloggiato in Roma, e con quali sacre cerimonie l'avessero accolto i Romani: ma simili ricerche amorose alla sua molto più sono analoghe che all'età mia, onde gliene abbandono l'impresa.
Le sono gratissimo del dono che mi destina, del suo Teocrito, e mi auguro ch'ella ne trovi prontamente un sollecito portatore che secondi l'impazienza mia. Faccia intanto uso della mia ubbidienza, ma dentro la sfera della limitata mia attività, e mi creda costantemente.
1847
A GENNARO PIGNATELLI - NAPOLI
Vienna 12 Marzo 1770.
Pochi motivi di consolazione posso io augurarmi nel rimanente corso de' giorni miei, che eguaglino l'efficacia della notizia che si è degnata V. S. illustrissima e reverendissima parteciparmi della sua elevazione alla catedra arcivescovale di Bari.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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