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      Che agli antichi fosse incognito, le sarà ad evidenza dimostrata dal dottissimo (specialmente nella scienza armonica) padre maestro Martini. Ei le dirà le scientifiche ed istoriche ragioni per le quali non l'aveano essi e non potevano averla; e le spiegherà che quella concordia di voci diverse, rammentata in pochi passi d'autori antichi che servono di debole appoggio ai sostenitori della contraria opinione, dovea ridursi al cantare nel tempo stesso altri alla quarta, altri alla quinta altri all'ottava, ma l'istessa istessissima cantilena. Ed in fatti se una tal portentosa invenzione fosse stata cognita ai Greci, chi potrà persuadersi ch'essi ne avessero fatto così poco romore? Aggiunga che tutte le imperfette maniere antiche di scrivere la musica (delle quali è giunta a noi la notizia) rendevano impossibile la compostissima operazione del nostro contrappunto. Quel poter esprimere, come noi facciamo, in una sola linea composta di cinque righe tutte le alterazioni de' suoni e de' tempi; quel poter sottoporre l'una all'altra diverse cantilene, e scoprirne così in un'occhiata tutte le vicendevoli relazioni, era, a parer mio, indispensabilmente necessario perché potesse nascere il contrappunto. Or questa maniera di scriver la musica ella sa che non vanta antichità maggiore dell'undecimo secolo.
      L'essere stata poi più efficace l'antica della moderna musica, pare a me che debba esser nato dalla direttamente opposta istituzione de' moderni e degli antichi cantori. Il teatro è il trono della musica.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





Martini Greci