Ivi spiega essa tutta la pompa delle incantatrici sue facoltà, ed indi il gusto regnante si propaga nel popolo. I teatri degli antichi eran vastissime piazze: i nostri, limitatissime sale; onde per farsi udire in quelli dagl'innumerabili spettatori che li occupavano, bisognava quella vox tragoedorum che Tullio desiderava nel suo oratore e per conseguirla conveniva che le persone, destinate a far uso della lor voce in così ampii teatri, incominciassero dalla più tenera età a renderla grande, ferma, chiara e vigorosa, con esercizio ben dal presente diverso. I nostri cantori all'incontro, ai quali l'essere uditi costa ora sforzo tanto minore, hanno abbandonata quella laboriosa specie di scuola, ed in vece di affaticarsi a render ferme, robuste e sonore le voci loro, studiano a farle divenir leggiere e pieghevoli. Con questo nuovo metodo sono pervenuti a quella portentosa velocità di gorga che sorprende ed esige gli strepitosi applausi degli spettatori; ma una voce sminuzzata, e per conseguenza indebolita negli arpeggi, ne' trilli e nelle volate, può ben cagionare il piacere che nasce dalla maraviglia, e dee essere preceduto da un sillogismo, ma non mai quello che viene immediatamente prodotto dalla fisica vigorosa impressione d'una chiara, ferma e robusta voce, che scuote, con forza eguale al diletto, gli organi del nostro udito, e ne spinge gli effetti sino ai penetrali dell'anima. Ho ben io potuto, e potrà ognun che voglia argomentare da un picciolo saggio, quanto enorme sia codesta differenza.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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Tullio
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