È verissimo che la coltura d'un simile terreno è dura per alcun tempo, e pesante, ma è indubitato altresì che qualunque peso acconciamente portato diventa assai più leggiero. Condoni all'età mia ed all'amor ch'io le porto la libertà del consiglio, e mi creda con la più affettuosa e costante stima.
1853
AD ANNA FRANCESCA PIGNATELLI DI BELMONTE - NAPOLI
Vienna 5 Aprile 1770.
Non potrebbe, veneratissima signora principessa, condannarmi l'Eccellenza Vostra a silenzio così ostinato, che giungesse mai a farmi sospettare d'alcuno svantaggioso cambiamento nel suo bel cuore a mio riguardo. Mi ha ella date tante e tali prove della generosa sua parzialità che il dubitarne un momento sarebbe ingratitudine manifesta. Non creda per altro ch'io abbia mai trascurato d'assicurarmi che il suo silenzio non era effetto di poco ferma salute: ma, libero in questa parte per mezzo dei miei corrispondenti d'ogni timore, l'ho rispettato come era mio debito.
Il portatore d'un suo veneratissimo foglio ha dritto d'esigere da me ogni attento riguardo. Ho protestata al signor Millico tutta la mia prontezza a servirlo: e mi desidero facoltà onde convincerlo della sincerità dell'offerta: ma non ne avrò forse quelle occasioni ch'io vorrei. Egli non viene chiamato dalla Corte (che per le imminenti nozze darà magnifiche feste, ma non già spettacolo teatrale), ei dipende qui dall'impresario del pubblico privilegiato teatro venale: ed egli è fin'ora il solo musico serio del quale questo teatro è provveduto. L'augustissima padrona pensò di dare un'opera grande, e si degnò d'ordinarmela: io con grave mio incommodo la scrissi, ma quando era sul terminarla (non so se per la difficoltà di radunare una compagnia degna dell'occasione, o se per altro motivo) ella cambiò di parere.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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Eccellenza Vostra Millico Corte
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