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      Se piacesse al Signore Iddio di delegarmi per pochi momenti la sua onnipotenza, io separerei subito da noi altri ciechi tutti cotesti illuminati ed illuminate: gli radunerei in una grande isola deliziosissima, né condannerei loro ad altro inferno che all'obbligo di viver sempre insieme a tenore de' loro filosofici dettami ed a goderne le conseguenze. Oh che placida! Oh che sicura! Oh che amabile società sarebbe mai quella! Il finale del trattatino si risente un poco troppo delle traveggole fraterne; ma è per altro bellissimo, perché tirato dalle viscere medesime del trattato: e reso quasi un membro necessario del medesimo. Ammiro l'oratore e rendo il dovuto contraccambio al fratello.
      La piccola ingiunta nota vi proverà la mia attenzione nella lettura della dissertazione. Comunicate al solito i miei abbracci con l'appendice, e credetemi più che mai.
     
     
     
      1859
     
      A VINCENZO CAMILLO ALBERTI - BOLOGNA
     
      Vienna 16 Aprile 1770.
     
      Il sonetto di cui vi siete compiaciuto di farmi parte lascia molto indietro tutti gli altri componimenti poetici che le Muse v'hanno fin'ora dettato: almeno quelli che son giunti alla mia notizia. Me ne congratulo con esso voi: né so intendere come nella vostra dolorosa situazione si possa aver voglia di accordar la lira. Io, senza impedimento così legittimo, non la spolvero senza necessità. In queste feste nuziali non vi sarà spettacolo teatrale. Io l'ho saputo quando era già presso alla fine d'un dramma che mi era stato ordinato: onde ho perduto il risparmio che potea far d'un lavoro, per me ora grave ed ingrato.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





Signore Iddio Muse