A' quali argomenti è da sperarsi che ceda chi, situato nell'onorato asilo della casa paterna, iniziato in un nobile esercizio da cui la sua applicazione ed i suoi talenti ritrarrebbero senza fallo (sol ch'ei volesse) e vantaggio e decoro, s'affanna e si dispera per correr dietro alla miseria, al disprezzo ed al sicuro, ma tardo ed inutile pentimento? Ah, mio caro signor Sinibaldi, ami e rispetti un poco più sé medesimo.
Ho letto col solito piacere il suo nuovo componimento per le passate nozze della Delfina: ma per presentarlo anche per quell'unica via a me permessa ed inventata inutilmente, già tempo fa, dalla mia premura di servirla (oltreché sarebbe ormai troppo tardi), converrebbe riformarne i frontespizi. L'imperatrice è "Apostolica", non "Cattolica Maestà", e le arciduchesse non son mai state nominate "Infante". Ma cui bono cotesta cura che la passata esperienza ha dimostrata affatto infruttuosa? Non s'affretti (se pur vuol credermi in qualche cosa) a pubblicar con le stampe questo suo nuovo dramma. Tutti quei lodevoli tratti, che a me palesano in esso i felici talenti dell'autore, non basterebbero a difenderlo dalla malignità de' numerosi nemici che la sua soverchia sincerità (secondo ella stessa mi dice) le ha costì sollevati. Se vuole ella adottare (siccome io prego il Cielo che le inspiri) un più giovevole sistema, ha bisogno d'addormentar per ora, non di stuzzicare il vespaio. Conosco che l'animo suo non sarà presentemente disposto a riguardare il mio candore col gradimento ch'ei merita.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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Sinibaldi Delfina Maestà Cielo
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