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      1869
     
      A VINCENZO CAMILLO ALBERTI - BOLOGNA
     
      Vienna 17 Maggio 1770.
     
      Il vostro stato, caro signor Alberti, mi fa giustamente compassione, ma, qualunque sia la vostra indisposizione, è sempre più curabile della mia, che procede dall'aver già vissuto troppe Olimpiadi: onde merito anch'io il contraccambio del compatimento che voi chiedete. Il sonetto è molto superiore a quello che può pretendersi da un uomo che si trova nelle vostre circostanze. Il pensiero n'è grande e vero, l'immaginazione non si risente de' vostri malanni: onde spero che non saranno invincibili. Io non conosco tutte le edizioni delle opere mie: fra quelle che sono a me note, la parigina e la torinese sono le più compiute e le più fedeli, benché non manchino anche ad esse le loro taccherelle. Addio. Continuate a far uso del farmaco letterario, dacché vi riesce giovevole: tenete conto della speranza, che, per quanto se ne dica male, è una buona compagna: e non cessate di credermi.
     
     
     
      1870
     
      A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
     
     
      Vienna 21 Maggio 1770.
     
      L'ultima vostra lettera del 5 corrente è un pezzo venerabile d'antichità egizia; ma per tirarne fuori nettamente i sensi che nasconde, converrebbe evocar dagli Elisi l'anima del padre Kircherio. Io che non sono di gran lunga così grande astrologo, mi sgomento nell'impresa, e temo che, se di questo passo va scemando in voi la facoltà di scrivere e quella di correggere, saremo alfin ridotti a comunicare in ispirito, come le intelligenze celesti.
      Ho ritrovato il cercato passo d'Omero al verso 527 dell'ultimo libro della sua Iliade.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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