Voglia il Cielo ch'egli cunctando restituat rem, come quel gran Romano che dimostrò con la prova Hannibalem posse vinci. Ma, caro fratello, son troppi gli Annibali co' quali egli combatte, e senza una di quelle catastrofi, delle quali ha la privativa l'Onnipotenza, la mia speranza non vede uncino dove attaccarsi. Avvezzo io da tanti anni nelle mie favole teatrali a rivolgere a lieto fine gli affari i più disperati, non so imaginarmi incidente nel presente caso capace di cagionare una felice peripezia. Ma il mio ingegno non ha la misura del possibile. Ottimamente ragionando mi sono altre volte ingannato, e desidero che questa ne accresca il numero. Il gentilissimo padre Belloni non mi ha ancora scritto e non è punto necessario che mi scriva, sapendo già bastantemente entrambi ciò che dobbiamo sapere. Addio, vi abbraccio con l'appendice e sono.
1881
A SAVERIO MATTEI - NAPOLI
Vienna 9 luglio 1770.
Mi giunse nella scorsa settimana il piego di V. S. illustrissima, spedito, non so quando, da Napoli, non essendovi lettera che me ne informi; ma veggo che mi reca quei fogli che avrebbero dovuto accompagnare l'ultima sua precedente.
Ho letto per le nozze della signora marchesina Tanucci il suo, non so s'io mi dica ingegnoso dramma o cantata, essendo questo leggiadro componimento, oltre la colta vivacità dello stile, tutto pieno d'azione che trattiene e seduce il lettore; servendo nel tempo istesso di grand'elogio al suo eroe. Ogni giorno ho nuove convincentissime prove della mirabile estensione de' suoi talenti, e son superbo della giusta idea che da bel principio io n'avea già concepita.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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