Sommamente mi sono poi dilettato attentamente considerando il musico filosofico carteggio che si è compiaciuta comunicarmi. Ho ammirate ed invidiate le forze e la destrezza di due valorosissimi atleti, che non meno nell'assalire che nello schermirsi mostrano il lor magistero nell'arte. Mi hanno obbligato ad ondeggiar lungo tempo fra le opposte loro sentenze: ciascuna di esse mi avrebbe rapito sola; ma avendomi assalito unite, l'una mi ha difeso dalla violenza dell'altra, onde senza aver cambiato di sito, mi trovo tuttavia fra le istesse antiche dubbiezze. Ciò che ho potuto stabilir di sicuro è solo il fermo proposito di non espormi mai a cimento con campioni così esperti e vigorosi, per non fornire a V. S. illustrissima troppo efficaci motivi di scemare, a riguardo mio, quegli eccessi di parzialità con cui veggo che pensa, parla e scrive di me; parzialità, ch'essendo tutta un gratuito suo dono, non è sufficientemente contraccambiata dalla piena ma dovuta giustizia ch'io pubblicamente le rendo.
Le mie fantastiche congetture su l'antica musica, a lei unicamente per ubbidirla comunicate, non meritano d'esser difese. Ne sono io stesso così poco sicuro, che non prenderei certamente l'armi per sostenerle. Pure parendomi che V. S. illustrissima creda ch'io sia caduto in contraddizione nell'esporle, vorrei poterle dimostrar almeno, che se ho mancato per avventura di ragione o di chiarezza, non ho perciò violati i canoni della dialettica. Dopo aver asserita l'enorme instabilità de' gusti, ho supposto, è verissimo, una costante semplicità nella musica antica, paragonata alla nostra; e non ho distinto i diversi tempi che possono essere compresi nel nome d'antichità. In primo luogo confesso non essermi caduto in mente che la varietà de' gusti contraddicesse punto alla costanza della semplicità, potendo ottimamente andar variando quelli senza cambiamento di questa.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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