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      Non mi riesce di vedere così spesso come vorrei l'amabilissimo nostro signor conte di Rosemberg. Egli, come satellite d'uno de' maggiori pianeti, ne seguita tutti i moti, e le mie ali non bastano a raggiungerlo. Quando meno s'allontana, ci passa i giorni a Schönbrunn: distanza che per i valorosi è una corsa, e per i miei pari un viaggio. S'ei non avesse impiegato un accidentale ritaglio di due ore di tempo per venire a cicalar meco in casa mia, io non avrei fin a quest'ora saputo procurarmi il piacere d'esser seco se non se di passaggio. Ma è impossibile che alla fine, o per caso o per arte, in qualche luogo non conveniamo: e dovunque ciò avvenga, ella sarà la prima e più gradita materia del nostro colloquio.
      Faccio anch'io assidui voti per la prosperità del savio e santo nocchiero, che regge il timone della combattuta nave apostolica, ma, ipocondriaco per natura, non so eguagliare il vigore delle mie speranze al fervore de' voti miei. Bisogna molto maggior perspicacia della mia per conoscere i sicuri mezzi, per procurarsi la calma, e desiderarli. Invidio quelli che la posseggono, e supplisco al mio difetto, surrogando alla perspicacia, che mi manca, la rassegnazione di cui abbondo.
     
      La fortuna mi ha condotto in questo momento a vedere il nostro amico, ed avendo trovato la lettera mezza finita, aggiungo queste righe per darle un abbraccio e per supplicarla della continuazione della sua amicizia. Alla metà di novembre spero ci rivedremo.
     
      Mentre io m'affatico ad esagerare la difficoltà di vedermi col signor conte di Rosemberg, ei, quasi voglia smentirmi, mi comparisce inaspettato al mio tavolino.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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