Oggi è il decimo quarto giorno che il dì e la notte, andando e sedendo, desti o addormentati, in toga o in camicia, sudiamo continuamente senza un momento di respiro; e le piogge frequenti, che ci corteggiano, accrescono calore a calore: voi correte il rischio di morire arrostiti, e noi lessi, soffocandoci l'umido bollente che ne circonda. Se ci riesce di camparne, noi diverrem sani come pesci: io mi rido che si dia un morbo indiano così ostinato che possa difendere il suo posto contro assalti così violenti. E pure siam tutti così annoiati dalla eterna prolissità del passato inverno, che impieghiamo quel poco di fiato, che ci rimane in questa soffocazione, ad implorar da Dio che questa ci difenda per qualche tempo da quella. Addio, vi abbraccio con l'appendice molto più caldamente del solito e sono.
1894
A VINCENZO CAMILLO ALBERTI - BOLOGNA
Vienna 23 Agosto 1770.
Non saprei, riverito signor Alberti, dove appoggiare il perdono che con tanta istanza mi dimandate. Se la soverchia propensione che dimostrate per me è un fallo, può offendersene il vostro giudizio e non io. La mia meraviglia si è che dopo tante mie replicate proteste possiate credere ancora istromento idoneo ad un regolare letterario carteggio un uomo dell'età mia e giustamente stanco dette tante sue inevitabili occupazioni. Se non vi dà l'animo di tormi di dosso una buona quantità d'Olimpiadi, e di cedermi qualche porzione di quell'invidiabile ozio che a voi soverchia, conviene assolutamente che voi trasformiate gli eccessi del vostro affetto in altrettanta compassione per la mia insufficienza ad approfittarmi degli onori che largamente mi offrite.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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