Auguro a V. S. illustrissima la continuazione del dichiarato favor di Apollo nel progresso di così ben incamminata lodevolissima impresa: auguro a me stesso facoltà onde non usurparmi intieramente la sua troppo generosa parzialità, e sono intanto con la più grata, sincera e divota stima.
1939
AD ANGELO MAZZA - PARMA
Vienna 26 Maggio 1771.
Il poetico lucidissimo velo sotto il quale ha V. S. illustrissima non so se nascosti o mostrati i misteri di cotesto talamo reale, l'omaggio de' fausti augurii che sul cominciar dell'anno ha ella obbligati ad offerir seco agli adorabili suoi sovrani
Quei che antica l'età nostra diranno,
e i ritrosi difficilissimi numeri resi mirabilmente docili ed ubbidienti nel canto consagrato Alla Beata Vergine Addolorata, annunziano tutti concordemente il poeta. Ma la canzone per santa Cecilia ne stabilisce il carattere, e pienamente dichiara quanto egli sia caro alle Muse. Ridono da cotesto vivacissimo componimento di nuovi e grandi pensieri e scintilla d'immagini luminose e pellegrine. Si scorge in esso qual uso magistrale sappia far l'autore di certi aggiunti felicemente arditi, che formano il più splendido incanto della favella de' Numi, e con qual misura non conosciuta da molti sappia egli e salire e arrestarsi su quegli ultimi punti d'elevazione, oltre i quali degenera in vizio il perfetto. I due versi:
M'apriro il varco e tacqueroE la tempesta e il tuono
sarebbero degnissimi d'aver luogo fra gli esempi del sublime, che ci ha proposti Longino. Io me ne congratulo sinceramente seco; e con quella picciola dose di facoltà profetica che mi tocca almeno come vecch'io sacerdote d'Apollo, io presagisco a posteri in lei uno de' più distinti ornamenti del Parnaso italiano.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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