Fate a lui presente, vi prego, la giusta ed infinita mia stima ed il mio costante rispetto, come sono presenti a me le molte felicissime ore che ho qui soavemente ed utilmente passate nella nobile sua dotta e vivace compagnia, di cui dispero ormai di assuefarmi più alla mancanza.
È possibile, mio caro padre maestro, che vi sia chi possa attribuirmi la temerità di aver deciso del primato fra l'Ariosto ed il Tasso! Ho pur limpidissimamente detto che cotesti due luminari del nostro Parnaso sono entrambi per diverse strade pervenuti egualmente all'eternità, e quando ho ingenuamente confessato di sentirmi più portato all'imitazione della decorosa esattezza dell'uno, che della festiva franchezza dell'altro, ho deciso di me, non di loro. Chi può mai dar ragione delle naturali sue inclinazioni? Quanti vi sono che a paragone d'una Ninfa da loro conosciuta e confessata bellissima, si sentono più violentemente inclinati per un'altra conosciuta da loro stessi e confessata meno bella. Io non ho veduta, né sono sollecito di vedere cotesta lettera che non approva la mia inclinazione, poiché quando altri giungesse ancora a provarla stravagante, potrebbe ben compatirmi ma non condannarmi.
Nella Zaffira della signora Maria Fortuna ho trovato assai più di quello che si dovea da lei ragionevolmente pretendere; onde ho fatto eco nel commendarla alle autorevoli approvazioni del re di Prussia.
Assicurate della perseveranza del giusto ossequio mio la impareggiabile nostra signora Livia: non cessate di riamarmi, e continuate ostinatamente a credermi.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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