Viva l'adorabile nostra sovrana, che ha voluto dare al mio venerato signor tenente maresciallo un pubblico e non affatto infecondo pegno della considerazione in cui ella tiene il molto di lui merito ed il di lui illibato carattere. Vi prego di fargliene una affettuosa congratulazione nell'atto di riverirlo a mio nome. Mi piace ancora oltremodo il nuovo incarico dall'augustissima padrona addossatovi, perché, prescindendo dalla speranza di vicini o lontani, di piccioli o grandi vantaggi, io reputo vantaggiose per voi tutte quelle occasioni che vi obbligano a metter in vista i distinti vostri talenti.
Non crediate ch'io voglia imbarcarmi a ragionare delle tante e così diverse fermentazioni politiche, militari, sacre e profane, delle quali ora fuma l'Europa intiera. La mia corta aritmetica mi abbandona ne' difficili calcoli di così numerose combinazioni; onde, per non procurarmi de' capogiri e rendermi ridicolo parlando di quello che non intendo, aspetto con la dovuta rassegnazione ed un profondo silenzio che il tempo m'illumini, mi ammaestri e mi abiliti a così intricati raziocinii.
Il vestir gl'ignudi è opera di misericordia che sta benissimo ad un ecclesiastico; onde non è condannabile l'esemplare signor canonico Ricci, che teneramente abbraccio, se non ha voluto ne' miei bisogni cederne a voi l'esercizio, ed io esulto frattanto di cotesta per me gloriosa gara di benefattori.
Sono sensibilissimo alla cortese ricordanza dell'industrioso rivale d'Alcinoo: ed auguro in contraccambio ai ridenti orti suoi tutto il costante favore di Bacco, di Vertunno, di Pomona, di Flora, e di tutte le altre feconde campestri deità. Alla obbligantissima signora contessa Stürk rendo umilissime grazie che ancor mi lasci un così invidiabil luogo nella sua memoria.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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