Non abbandoniamo per carità, veneratissimo amico, la speranza di rivederci: essa mi è troppo cara. Chi sa quali portentosi motivi possano spingere e voi ad sacra limina Petri, e me a respirare un'altra volta l'aure native del Campidoglio; e quando ogni altra occasione mancasse, alla fin fine una corsa da Trieste a Gallipoli, favorita da un zeffiro amico, non è poi la corsa degli Argonauti.
La mia salute è tale, almeno tuttavia in apparenza, quale voi l'avete lasciata, e l'età mia non mi autorizza a pretenderla migliore; onde qualunque ella sia, io ne son grato al Datore. Custodite voi gelosamente la vostra in cotesto felice soggiorno del nostro primo padre finché seppe conservarsi innocente, e credetemi sempre con tutta quella vera tenerezza che nulla defrauda all'ossequio.
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A SAVERIO MATTEI - NAPOLI
Vienna 9 Novembre 1772.
Nella cortese sua lettera de' 12 dello scorso ottobre mi rende V. S. illustrissima generosamente grazie del piacere e del profitto da me ritratto nell'attenta lettura del IV volume dell'illustre dottissima opera sua. Or chi mai non vorrebbe a così buon patto comprare dritti di creditore? Continui pur ella a somministrarmi somiglianti occasioni, ma sia certa che si andrà sempre più caricando a mio riguardo di cotesta specie di debiti. Quanto a me, riconfermerà sempre lo stesso, aggiungendo che, fra le altre cose, ho particolarmente ammirato il magistrale, instruttivo, elegantissimo sonetto da me incontrato nel fine delle osservazioni del salmo 110, e vi ho riconosciuta la naturale analogia che sogliono aver le piante co' frutti loro.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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