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      Bastano quelle poche righe per dimostrarmi di quanto rispetto e di quanta ammirazione sia degno un soggetto in cui con rarissimo esempio giungono a mettersi d'accordo ed in perfetta eguaglianza l'elevazione con l'umanità, il giudizio con la dottrina.
      Le rendo infinite grazie di così confidente ed obbligante attenzione, che non solo è per me un nuovo pegno dell'amor suo ma solletica altresì alcun poco il mio amor proprio, che vuol ch'io mi compiaccia di me medesimo nella grande e giusta idea che già da lungo tempo ho saputo formarmi di cotesto illustre personaggio. Mi continui, mio caro signor don Saverio, la sua affettuosa parzialità, né cessi di credermi.
     
     
     
      2082
     
      A DOMENICO CAIAFA - GYURO
     
      Vienna 24 Marzo 1773.
     
      Mi ha veramente trafitto, amico carissimo, lo sfortunato accidente da voi sofferto, e per l'impressione che di sé vi ha lasciata nel corpo, e per quella ch'io m'avveggo che vi ha cagionata nell'animo. Ponendomi nel vostro caso, mi figuro quanto debbano esservi importuni i suggerimenti delle morali consolazioni, onde mi astengo dal noiarvi con coteste filastroche comuni. Pure, per consolarmene io medesimo considero che il disastro da voi sofferto non vi lascia alcuna pericolosa conseguenza: che non iscema di alcuna minima parte il solido vostro merito: che un labbro fesso può ridursi con l'arte assai poco scomposto: e che cotesti disordini della simmetria d'un viso sono assai meno osservabili ne' soldati, ai quali il mestier dell'armi n'è prodigo dispensatore. Addio, mio caro signor Domenico: fate uso in questa occasione dei doni della mente e del cuore, dei quali la natura vi ha parzialmente provveduto, e credetemi invariabilmente a dispetto della Fortuna.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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