Non so qual altro pedantesco lavoro andrò cercando per occupar l'ozio mio; ma alcuno è necessario d'averne fra le mani per non cessar di vivere prima di morire.
Sin dal febbraio passato il povero avvocato mio fratello si liberò degli affanni ch'ei soffriva in questa vita. Il colpo era purtroppo da lungo tempo preveduto, ma non ha perciò scemato di efficacia nell'animo mio. Lo risento ancora sì vivamente, che non so per anche parlarne con la dovuta rassegnazione. V. S. illustrissima, che mi ama e mi compatisce, procuri di consolarmi con le prospere notizie di sua salute, che sommamente desidero, né cessi mai di credermi.
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A GASPARO CONTI - PARIGI
Vienna 16 Maggio 1773.
La parziale eccessiva gentilezza di V. S. illustrissima, con la quale continua ad obbligarmi nel cortese suo foglio del 6 del corrente, mi fa arrossir della mia insufficienza a contraccambiarla con altro che con la mia tanto inutile quanto viva e sincera gratitudine.
Avrei pur desiderato di poterla compiacere somministrandole per la sua ristampa alcuno di quelli miei scritti inediti che sono di mia privata ragione: ma questi essendo nati senza l'obbligo inevitabile di dovere essere esposti al giudizio del pubblico, avrebbero gran bisogno di quella laboriosa ultima lima senza la quale è temerità l'affrontarlo. Per non esser grave a me stesso è vero che nell'ozio, in cui mi lascia di tratto in tratto il silenzio degli ordini augustissimi, io mi vado occupando in cotesta cura, ma con quella lentezza che a giusto titolo esige il mio annoso ed affaticato microcosmo e dalla quale non mi riscuote mai alcun violento stimolo di vagheggiarmi in istampa: rischio che non già per virtuosa moderazione, ma per difetto di temperamento ho sempre sino al vizio temuto, né mai son giunto a superare se non se costretto dalle imperiose leggi del mio dovere.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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