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      Mio caro signor abate, io ho stancato abbastanza il pubblico per più di mezzo secolo: non abusiamo della sua indulgenza, e lasciam che la mia logora e scordata sampogna penda tranquillamente in voto alle nostre canore deità a patto per altro che la mia insufficienza non mi scemi l'amor vostro, e che a dispetto della mia inutilità non cessiate mai di credermi.
     
     
     
      2110
     
      A GIUSEPPE AZZONI - SIENA
     
      Vienna 19 Agosto 1773.
     
      L'affettuosissima vostra data il dì 30 di giugno è giunta molto tardi alle mie mani; ed io ho dovuto di più differire otto o dieci giorni a rispondere, indispensabilmente in altro occupato. Il Serenissimo Infante di Spagna Don Gabriele di Borbone, giovane principe di meravigliosi talenti e d'esemplare applicazione, ha trasportate elegantemente nell'idioma spagnuolo le Storie di Salustio, Catilinaria e Giugurtina: si è degnato mandarmene in dono un esemplare magnificamente stampato in Madrid ed accompagnato dal comando di darne in iscritto il mio giudizio. Non dubito che in questa esposizione troverà la vostra discretezza scuse più che legittime della mia tardanza.
      È verissimo che per far uso non riprensibile dell'ozio mio, dopo aver fornita delle note necessarie la mia versione della Poetica d'Orazio a voi nota, intrapresi e ridussi al termine un Estratto non breve di quella d'Aristotile: ed in esso, sulle tracce originali del testo, confesso ingenuamente ciò che me ne rimane oscuro e dubbioso, non ostante la per lo più tenebrosa esposizione dei dottissimi suoi commentatori: parlo non di passaggio della natura della poesia e dell'imitazione, e non taccio alcune incontrastabili verità che l'esperienza di più di cinquant'anni di non interrotto esercizio rende alfine necessariamente palesi ad ingegni anche più tardi del mio, ed alle quali direttamente si oppongono alcune erronee opinioni, nate nel corso del secolo passato nella mente di dottissimi critici, ma del tutto inesperti del mestiere del quale si erigono in maestri, e che col credito loro hanno accreditato l'errore: benché quando da maestri han voluto divenire artefici abbian sempre le opere loro costantemente fatto un miserabile naufragio a dispetto dell'osservanza de' nuovi dogmi che ci propongono.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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