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      Sicuro ch'io procurerò con tutto il mio spirito di meritarlo, e sarò invariabilmente pieno di stima, di rispetto e d'amore.
     
     
     
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      A ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL - NAPOLI
     
      Vienna 6 Settembre 1773.
     
      Sono già alcuni giorni che io sommamente mi compiacqui nella lettura di due sonetti, de' quali V. S. illustrissima ora mi fa parte, avendomene anticipato il piacere il degnissimo signor inviato D. Giuseppe de Sá, col quale ne furono da me osservati ed esaltati i meriti che li distinguono. Ella vuole che io dichiari per quale delle tre varie lezioni del primo io mi senta più inclinato: ed io, a dispetto della repugnanza che giustamente provo nel pronunziar decisioni di qualunque specie, vinto dal desiderio d'ubbidirla le confesso che, costretto a scegliere, mi determinerei in favore della seconda maniera, nella quale è il terzo verso: E il gran destino a fabbricar di Roma. Non già perché le altre manchino d'alcuna delle qualità che si richiedono in un commendabile sonetto, ma perché mi è paruto d'incontrare in questa maggior porzione di quella chiarezza della quale io sono sempre stato appassionatamente parziale. Volesse il Cielo, mia riverita signora Donna Eleonora, che io potessi ora non infruttuosamente eseguire con la prontezza medesima il suo secondo comando; ma senza ingannarmi ed ingannarla, io non posso promettermi tanto né del mio credito né della mia efficacia. Le povere Muse italiane, per vincere lo svantaggio d'essere straniere, han bisogno nelle contrade settentrionali d'introduttori molto parziali, scaltri, potenti, che sappiano agevolar loro le vie e che siano in situazione di potere scegliere i destri e fortunati momenti per presentarle e farle servir di pretesto alle munificenze sovrane, giacché non possono sperar mai d'esserne il vero e principale motivo.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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