Non sono essi, né possono essere altri se non quelli medesimi che han sempre esatto da me tutte le luminose produzioni del colto suo felicissimo ingegno: e che per fare onore al mio giudizio non mi stanco mai in ogni tempo ed in ogni luogo di protestare e ripetere. Per secondare con l'ubbidienza mia la sua eccessiva modestia nelle replicate attentissime letture da me fatte di questo nitidissimo componimento, ho cercato in esso, con avidità quasi maligna, alcun picciolo neo del quale io potessi, con qualche apparenza di ragione, accusarlo; e non mi è riuscito di rinvenirlo: anzi mi sono tra queste ricerche convinto che il suo vigor poetico s'accresce invece di scemare cogli anni: e mi sono confermato nella mia antica opinione che debba leggere i suoi versi chi vuol saper qual sia il vero incantator linguaggio che si parlò in Elicona fra le Muse ed Apollo. Queste incontrastabili verità io son superbo di conoscere ed anzioso di pubblicare, onde argomenti quanto mi sarebbe cara l'occasione che ella me ne somministra offrendomi di far precedere una mia lettera all'impareggiabile sua canzone, nella stampa che dovrà farsene: ma, per somma sventura, non sono in istato d'approfittarmene, ed eccone l'insuperabile ostacolo. Già da molti anni una quantità d'oscurissimi insetti del nostro Parnaso italiano, l'uno imitando l'altro, avean preso il costume d'inviarmi i loro componimenti e stamparli poi con la mia lettera di risposta senza l'assenso mio. Non trascurai di risentirmene, ma il mio risentimento non produsse se non se le chiare richieste della libertà di stampare il mio giudizio (o elogio) coi componimenti mandati.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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Elicona Muse Apollo Parnaso
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