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      Considerai che, se avessi ubbidito solo a quelli che n'eran degni, mi sarei tirato addosso le vendette de' moltissimi che non lo erano: e se fossi stato condiscendente con ogn'uno, mi sarei veduto il più delle volte costretto a comparir ne' miei giudizi o la chinea di Sileno o uno sfacciatissimo adulatore. Onde non seppi ritrovare altro ripiego che quello di scusarmi modestamente con tutti. Questa legge, che per necessità io mi sono da me medesimo imposta, è divenuta ora inviolabile per il dovuto riguardo di non offender persone che a giusto titolo esigono da me rispetto e delle quali ne' tempi andati, per le esposte ragioni, non ho potuto secondare le istanze. Il peggio si è che ve ne sono recentissimi esempi. Nello scorso mese di marzo ho dovuto scusarmi col dottissimo padre Giuseppe Calvi di Messina, che desiderava da me una lettera da premettere ad un suo leggiadro drammatico componimento da pubblicarsi appunto nelle feste imminenti che si celebrano in Napoli per la nascita del duca di Puglia: e con mia lettera del 10 del cadente aprile ho fatto la scusa medesima col padre don Pietro d'Onofrio dell'Oratorio di S. Filippo Neri in Napoli, e con mio grandissimo rincrescimento: perché la mia lettera da lui richiesta dovea precedere una raccolta di sue eleganti anacreontiche, meritevolissime d'ogni lode. Sicché mi compianga V. S. illustrissima se non posso prevalermi d'una così invidiabile opportunità di onorare il mio giudizio: e non si scandalizzi se m'impone rispetto quel genus irritabile vatum che l'imponeva al gran Venosino.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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