Egli mi ha fatta l'istessa richiesta che voi mi fate, ed io con infinito rossore e con insoffribile rammarico non ho potuto ubbidirlo. Voi vedete quanta ragione avrebbe questo degnissimo cavaliere di divenir mio irreconciliabil nemico se sentisse correre stampato per Napoli, non dico il trattato che voi m'imponete, ma un sol periodo negato a lui nella stessa occasione. Quello che mi consola in tanta mia mortificazione si è il considerare che il vostro edifizio (se vi si rende giustizia, com'io non dubito) non ha bisogno di puntelli per sostenersi, e se vuole sfogarsi l'invidia, quelli ch'io posso somministrarvi non bastano; anzi non varrebbero le mie dicerie che a dar motivo a' begl'ingegni di andar malignamente dicendo ch'è visibilmente fra noi il contratto innominato laudo ut laudes, e che in virtù di questo ci andiam così vicendevolmente incensando. Addio, caro signor don Saverio: riamatemi a dispetto dei miei difetti, e mai non cessate di credermi.
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A DANIELE FLORIO - UDINE
Vienna 22 Giugno 1775.
Ieri mattina in casa Figuerola mi fu recata dalla posta una lettera senza lettera, ma con un magistrale sonetto d'incognito autore. Alla prima lettura del medesimo, senza esitare un momento la contessa asserì di conoscere chi l'aveva scritto: onde fu riletto e ne fu esaltato il noto eletto stile e l'erudita opportunissima allusione. Se V. S. illustrissima ne conosce l'insigne autore, se ne congratuli seco a nome nostro e gli renda le dovute grazie per l'obbligante sua cura. Creda che qui se le rende l'ampio dovuto contraccambio ch'esige l'obbligante sua memoria e che io, pieno di gratitudine, di tenerezza e d'ossequio, sempre sono e sarò lo stesso.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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Napoli Saverio Giugno Figuerola
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