Oh di quante care e ridenti idee, amatissimo mio signor don Saverio, mi avete risvegliata la viva reminiscenza, facendomi riandar col pensiero il felice tempo che fra la puerizia e l'adolescenza ho nella Magna Grecia non meno utilmente che lietamente passato! Ho riveduti come presenti tutti quegli oggetti che tanto colà allora mi dilettarono. Ho abitata di bel nuovo la cameretta dove il prossimo flotto marino lusingò per molti mesi soavemente i miei sonni: ho scorse in barca con la fantasia le spiagge vicine della Scalea: mi son tornati in mente i nomi e gli aspetti di Cirella, di Belvedere, del Cetraro e di Paola: ho sentita di nuovo la venerata voce dell'insigne filosofo Gregorio Caloprese che, adattandosi, per instruirmi, alla mia debole età, mi conducea quasi per mano fra i vortici dell'allora regnante ingegnoso Renato, di cui era egli acerrimo assertore, ed allettava la fanciullesca mia curiosità or dimostrandomi con la cera, quasi per giuoco, come si formino fra i globetti le particelle striate: or trattenendomi in ammirazione con le incantatrici esperienze della Diottrica. Parmi ancora di rivederlo affannato a persuadermi che un suo cagnolino non fosse che un orologio: e che la trina dimensione sia definizione sufficiente de' corpi solidi: e lo veggo ancor ridere quando, dopo avermi per lungo tempo tenuto immerso in una tetra meditazione facendomi dubitar d'ogni cosa, s'accorse ch'io respirai a quel suo Ego cogito, ergo sum; argomento invincibile d'una certezza che io disperava di mai più ritrovare.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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