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      I pari miei possono esser non inutili quando, o per necessità dell'impiego loro o per altri favori della Fortuna, godono la sorte di trovarsi spesso familiarmente co' loro principi, e possono perciò aspettare e cogliere le destre occasioni di produrre indirettamente ciò che direttamente non ardirebbero. Ma io non son costì: né se vi fossi potrei annoverarmi fra questi, perché l'aulico tenor di vita che converrebbe adottare non s'accorda più con le fisiche facoltà dell'età mia. Se la sorte, per qualche caso poco verisimile, mi aprisse mai alcuna via onde secondare i suoi giusti disegni, non trascurerei certamente di valermene: sarei un venditor di fumo s'io offrissi questo mio buon desiderio come fondamento alla minima speranza. Non tralasci per questo di riamarmi, e mi creda con la dovuta ossequiosa stima.
     
     
     
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      A FRANCESCO BELLONI - ROMA
     
      Vienna 5 Maggio 1776.
     
      Trovandomi nel preciso obbligo di render conto a V. S. illustrissima (siccome faccio) di avere e ricevuta ed esatta da questi signori fratelli Smitmer la cambiale di L. 299.15, valore dell'ultimo scorso termine della mia nota pensione che si è ella compiaciuta di far costì esigere a conto mio, posso senza incorrere nella taccia di seccatore valermi dell'opportunità per rinnovarle e le proteste della mia divota riconoscenza e le preghiere per la continuazione delle sue grazie, le quali così ardentemente desidero quanto poco spero di saper meritare. Vinca ella la mia insufficienza animandomi co' suoi comandi a procurarmi l'onore d'ubbidirla: né cessi mai di credermi col più divoto, grato e sincero ossequio.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





Fortuna Smitmer