Mi congratulo seco del suo merito e meco stesso de' miei vantaggi, e pieno della più grata ed ossequiosa stima mi dico.
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A GIUSEPPE AURELIO MORANO - NAPOLI
Vienna 9 Settembre 1776.
Se l'eccesso del tenero amor suo, dilettissimo mio signor Morano, potesse essere così ben contraccambiato dalle altre mie fisiche facoltà come lo è da quelle del cuore, correrei io a ragione quel rischio che V. S. illustrissima teme ingiustamente di correre, cioè di riuscirgli grave ed incomodo con la frequenza delle mie lettere. Ma questa annosa mia e logora macchinetta, che ha fatto pazientemente per tante Olimpiadi a mio senno, vuole alfin vendicarsi ed esige ora dispoticamente da me l'ubbidienza che mi ha prestata, e l'esige imperiosamente a tal segno che un corto viaggetto, che per secondare il genio dell'adorabile mia sovrana ho fatto nelle scorse settimane in Parnaso, mi ha obbligato a trascurar mio malgrado molti altri miei ben necessari doveri. Per consolarmi di questa mia tanto presentemente circoscritta attività, considero che quanto più son costretto ad esser parco nello scriverle tanto meno mi espongo a scemare in lei la cagione d'amarmi, che non è se non se la troppo vantaggiosa idea del mio merito, che la sua vasta immaginativa, l'invidiabile vivacità del suo temperamento e la mia destra fortuna l'hanno sedotta a formarsi: considerazione che, non trascurata nel determinar la sorte degl'inediti scritti miei, avvalora la mia repugnanza di pubblicarli.
Fra i manoscritti di questa imperial Biblioteca, che ho fatto per ubbidirla diligentemente esaminare, non solo non si trovano i desiderati sei libri De Republica di Cicerone, ma non si ha qui fin'ora avuto il minimo motivo di concepir né pure una lontana speranza di rinvenirli in alcun altro nascondiglio di Germania.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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