Apre queste vie la Providenza quando e dove meno da noi si sarebbero cercate. Allor convien secondarla, e procurare intanto di rendersene meritevole. I capitali di talento e di applicazione de' quali ella si trova fornita sono argomenti favorevoli alle sue speranze ed a' voti miei: che son quali debbono esser quelli di chi l'ama, la stima, e sarà sempre.
2315
A GIOVANNI DE GAMERRA - PISA
Vienna 7 Luglio 1777.
L'esperimentato candore della costante cordiale parzialità con cui da tanto tempo mi riguarda il mio caro signor de Gamerra, non permette ch'io confonda l'affettuoso e cortese ufficio che a lui è piaciuto di passar meco al ritorno dell'annua solennità del Principe degli Apostoli, con quegli oziosi ed incomodi uffici de' quali la vanità e l'adulazione ha caricata la povera società civile. Anzi in questa occasione io mi riconcilio con questo da me abborrito costume, in grazia del sensibile piacere che mi han recato le sospirate prospere novelle dello stato di persona ch'io amo e stimo a proporzione del molto da me ben conosciuto suo merito, del dolce amabile suo contegno e di quella affettuosa propensione di cui le son debitore. Gli rendo le più sincere ed affettuose grazie dell'obbligante sua cura: ed uno de' più sinceri auguri ch'io faccio a me stesso è l'occasione e la facoltà di mostrargli con altro che con inutili proteste il vero amore e l'ossequiosa stima con cui sono e sarò sempre.
2316
A GIUSEPPE ROVATTI - MODENA
Vienna 7 Luglio 1777.
L'amorosa ricordanza che voi dimostrate di me, carissimo mio signor Rovatti, le sospirate ottime novelle che voi mi date della vostra salute, e gli ammirabili progressi che andate giornalmente e rapidamente facendo nelle vostre tanto malagevoli quanto commendabili filosofiche scoperte sono potentissime ragioni che hanno a dismisura accresciuto il piacere che mi recan sempre le vostre lettere, nell'ultima di cui mi onorate in data del 28 dello scorso giugno: onde il sommo de' miei voti è la costante continuazione nel vostro presente stato, in salute per voi, in amore per me, e l'indefessa costanza negli studi che or vi son cari, per gloria vostra, per amor dell'Italia, e per vantaggio dell'umanità. Avete gran ragione di non isdegnare la picciolezza degli oggetti che avete preso ad illuminare: quanto più son essi piccioli, tanto più mirabile è la perspicacia di chi gli scuopre: né si adora meglio l'incomprensibilità dell'Onnipotenza nella luce e nella grandezza del sole, che nelle leggi da lei imposte ai men noti e più piccioli de' viventi.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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