Si metta in testa, mio caro signor Gamerra, che il mondo è un commercio, e che le vicendevoli azioni degli uomini fra loro sono contratti innominati: facio ut facias, do ut des, ecc., e che io, non avendo autorità di far né male né bene, non ho merce per entrare nel traffico di queste universali permutazioni. Se per qualche stravaganza di fortuna io mi trovassi mai in situazione di esserle utile, sia certa ch'io non avrei bisogno che alcuno mi facesse presente il suo merito, e che rapirei con avidità ogni occasione di convincerla a prova ch'io sono sempre stato e sarò sempre con immutabile afetto e con perfetta e ossequiosa stima.
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A FRANCESCO GRISI - ALA
Vienna 9 Luglio 1778.
Mi consola, carissimo mio signor Grisi, ogni pegno della costante vostra amorevolezza, che io contraccambio con la più tenera e sincera riconoscenza. È degna di voi la religiosa gratitudine che protestate al Dator d'ogni bene per l'ubertosa stagione che ci ha conceduta: ed è meritoria la lodevole cristiana rassegnazione con la quale veggo che procurate disporvi a soffrire le tante altre incomode vicende che sono il sicuro appannaggio della povera umanità. Fra queste è certamente ben considerabile l'irreparabile perdita d'un vostro così degno amico, che come vostro io contava fra i miei, onde prendo la dovuta parte nel vostro giusto dolore. L'età mia ed il cielo, gravido di tempeste guerriere, non sono circostanze eccitatrici delle Muse: onde non saprei come appagare la vostra parziale curiosità con qualche mio nuovo lavoro poetico.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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